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Comitato Pietro Micca Torino
venerdì 22 aprile 2016
martedì 14 luglio 2015
13 Luglio 2015: cambio di direzione?
In Comune a Torino virata a 180 gradi e cambio di direzione. Il
sindaco Fassino precisa che quel parcheggio se lo sono trovato e che si
attueranno tutte le procedure per far chiarezza e trasparenza nei
passaggi.
Poi da reperti privi di significato e destinati allo smontaggio i reperti vengono definiti importanti per la storia della città che dovranno essere preservati e valorizzati. Si spinge a dire che le modalità del parcheggio saranno subordinate alla valorizzazione delle gallerie e che si valuterà se il parcheggio è ancora una soluzione praticabile. Non abbassiamo la guardia ma di certo e per la prima volta l'opinione pubblica fa cambiare idea ai politici.
Poi da reperti privi di significato e destinati allo smontaggio i reperti vengono definiti importanti per la storia della città che dovranno essere preservati e valorizzati. Si spinge a dire che le modalità del parcheggio saranno subordinate alla valorizzazione delle gallerie e che si valuterà se il parcheggio è ancora una soluzione praticabile. Non abbassiamo la guardia ma di certo e per la prima volta l'opinione pubblica fa cambiare idea ai politici.
Gallerie di Pietro Micca: il Comune in surplace, ma non molla il parcheggio.
Foto di Viviana Ferrero
venerdì 10 luglio 2015
Soprintendenza sul parcheggio di Corso Galileo Ferraris
La
Soprintendenza audita ieri 09 Luglio 2015 in Comune sostiene che nel 2007 il Piano
Parcheggi prevedeva che si sarebbe arrivati a scavare per il
parcheggio di corso Galileo Ferraris fino a via Cernaia.
Nello studio sapevano che avrebbero intercettato il Rivellino ma la cartografia e le sovrapposizioni cartografiche lo davano più esterno.
I quattro carotaggi effettuati, a causa dei livelli di macerie sedimentati, non hanno permesso di realizzare scavi in profondità.
Nello studio sapevano che avrebbero intercettato il Rivellino ma la cartografia e le sovrapposizioni cartografiche lo davano più esterno.
I quattro carotaggi effettuati, a causa dei livelli di macerie sedimentati, non hanno permesso di realizzare scavi in profondità.
Il parere di demolizione era preliminare in quanto non era prevedibile quanto e cosa sarebbe riemerso.
Si è richiesto il fermo dei lavori
per una diversa progettazione che tuteli le parti affiorate.
Il Comitato Pietro Micca ritiene che si recuperi al di là della datazione (che la Sovrintendenza definisce recenti ossia 1600!) quello che è ritenuto Patrimonio identitario della città.
Il Comitato Pietro Micca ritiene che si recuperi al di là della datazione (che la Sovrintendenza definisce recenti ossia 1600!) quello che è ritenuto Patrimonio identitario della città.
Foto di Vittorio Bertola
sabato 27 giugno 2015
La Cittadella sotterranea di Torino NON È SALVA. Massima vigilanza: il peggio sta per arrivare.
Con un capolavoro di disinformazione ieri La Stampa ha titolato che «La Cittadella è salva». Dopo l’incontro in mattinata fra il Sindaco e il direttore generale per l’archeologia del Ministero il Comune ha confermato la linea: «Saranno salvaguardate e valorizzate le Gallerie di Pietro Micca», comunicato ripreso acriticamente dai giornali. Ed ecco servito ël bonbon da ciucé.
In realtà è a partire da adesso che la Cittadella sotterranea di Torino corre il pericolo più grave.
La versione ufficiale parla ancora di “parcheggio attiguo” i cui spazi “saranno rimodulati per renderli compatibili con la tutela dei beni architettonici”.
Il protagonista è il parcheggio, non la Cittadella, ed è proprio il
parcheggio che si sta cercando di “salvaguardare e valorizzare”, appunto
“rimodulandone” gli spazi con la benedizione del Ministero.
Ora che è venuto fuori lo scandalo delle distruzioni operate all’insaputa dei cittadini, non possono più fare a meno di modificare il progetto, che pare sarà pronto in quindici giorni.
Non si parla di fare il parcheggio da un’altra parte: magari ridotto, ma lo vogliono costruire proprio lì, con i suoi quattro piani interrati, a un passo dal Pastiss, interrompendo la rete di gallerie che ne garantirebbero l’accesso nell’ambito di un’area archeologica sotterranea unica al mondo.
Non si parla di fare il parcheggio da un’altra parte: magari ridotto, ma lo vogliono costruire proprio lì, con i suoi quattro piani interrati, a un passo dal Pastiss, interrompendo la rete di gallerie che ne garantirebbero l’accesso nell’ambito di un’area archeologica sotterranea unica al mondo.
I visitatori, invece di percorrere la Galleria Magistrale fino all’incrocio con la Capitale per poi giungere al Pastiss, vi dovrebbero entrare… dal parcheggio!
Quelli che i signori del Comune e dell’intelligencija torinese definivano fino a ieri quattro muri non tutti da conservare, oggi si prostrano di fronte al volere del direttore del Ministero, nascondendoci
ancora la sostanza dei fatti: che le parti più interessanti della
Cittadella si trovano proprio dove vogliono fare il parcheggio.
Sarebbe questa la salvaguardia e la valorizzazione delle Gallerie di Pietro Micca e dei reperti archeologici della Cittadella
che ora ha in mente il Comune? Rendendo visitabile un forte
militare del Cinquecento da un parcheggio? Facendogli ruotare intorno
l’area archeologica sotterranea più importante d’Europa?
Senza il nostro/vostro intervento il Comune avrebbe già spianato tutto in gran segreto, senza alcuna remora e con la Soprintendenza girata dall’altra parte. Ci si può fidare?
Ci si può fidare di loro e dei loro megafoni mediatici che, con obiettivi speculativi, stanno gabellando per “reperti archeologici recentemente scoperti” una grandiosa opera militare sotterranea ottimamente conservata della quale si era perfettamente a conoscenza? E – peggio – ci si può ancora fidare di chi sta prendendo in giro l’opinione pubblica facendo passare per “valorizzazione” un ulteriore irrimediabile scempio della storia di Torino?
Ci si può fidare di loro e dei loro megafoni mediatici che, con obiettivi speculativi, stanno gabellando per “reperti archeologici recentemente scoperti” una grandiosa opera militare sotterranea ottimamente conservata della quale si era perfettamente a conoscenza? E – peggio – ci si può ancora fidare di chi sta prendendo in giro l’opinione pubblica facendo passare per “valorizzazione” un ulteriore irrimediabile scempio della storia di Torino?
La localizzazione del parcheggio sulla rete delle gallerie della Cittadella. |
Il Sindaco, bloccato nel pomeriggio di ieri al Maschio della Cittadella dal Comitato Pietro Micca, che stava lì raccogliendo adesioni, ha detto testualmente che «non è stata buttata giù alcuna galleria». Invece, quando ancora credevano di fare tutto ciò che volevano senza dire niente a nessuno, hanno
distrutto la galleria principale della Cittadella fino a corso
Matteotti, che era stata portata alla luce in uno stato di conservazione
perfetto, con tanto di scritte e disegni del Settecento.
In Comune si era deciso di sospendere i
lavori nell’area degli ultimi rinvenimenti; invece in questi giorni
hanno continuato a far correre le ruspe intorno ai reperti e a
danneggiarne le strutture, a colare cemento all’imbocco delle gallerie e
a tirare su muri, incuranti di tutto.
Stiamo assistendo alla negazione della realtà dei fatti e a un vero e proprio sciacallaggio. Il parcheggio non va fatto lì.
Non si scavano parcheggi interrati nelle aree archeologiche
“sacrificandone” una parte, checché ne dicano le soprintendenze. Nei
Paesi civili le testimonianze della storia di una città capitale e di un
popolo le si valorizza nel loro complesso originario: semplice
questione di civiltà, oltre che di intelligenza.
No, cara Stampa, la Cittadella NON È salva. Infatti lunedì presenteremo un primo esposto alla Procura della Repubblica, sottoscritto da 56 cittadini, contro questo parcheggio.
Non facciamoci sviare, la battaglia per il rispetto della nostra storia è appena iniziata.
27.6.2015
domenica 14 giugno 2015
Ufficialmente costituito il Comitato Pietro Micca
Ufficialmente costituito il Comitato Pietro Micca con tante adesioni e
persone che sono venute a firmare anche se era già buio. Il tempo ci è
stato avverso ma ripeteremo. L'idea è
quella di una manifestazione cittadina con marcia intorno al cantiere
per sollecitare il FERMO del cantiere.
Presenti molti Consiglieri comunali in rappresentanza dei rispettivi partiti politici che hanno dato adesione al Comitato.
Presenti molti Consiglieri comunali in rappresentanza dei rispettivi partiti politici che hanno dato adesione al Comitato.
mercoledì 10 giugno 2015
La fortezza sotterranea del Pastiss
Estratto da www.torinostoriarivista.com
Via Papacino, riappare una fortezza sotterranea
di Alberto Riccadonna
Storia e immagini dei cunicoli fatti scavare da Emanuele
Filiberto di Savoia nel XVI secolo. Gli scavi archeologici nel centro di
Torino sono finalmente completati, a quando l’apertura
del museo?
L’Associazione Amici del Museo Pietro Micca sta cercando
finanziamenti (200 mila euro) per aprire al pubblico la fortezza
sotterranea cinquecentesca del «Pastiss in corso Matteotti, quasi
all’angolo con corso Galileo Ferraris. Il complesso archeologico,
unico in Italia, di cui i torinesi forse neppure sospettano l’esistenza,
è stato messo in sicurezza lo scorso mese di ottobre,
dopo quarant’anni di scavi: mancano solo più la scala d’accesso per i
visitatori e l’ascensore per i disabili.
Stiamo parlando - potenzialmente – di una spettacolare attrazione
turistica per Torino: una seconda sezione, per certi aspetti più
interessante, del Museo dedicato all’assedio francese del
1706 (sede attuale in via Guicciardini 7/A davanti a Porta Susa).
Gli ambienti tornati alla luce sotto corso Matteotti, a cento metri
dal monumento di Vittorio Emanuele II, custodiscono un labirinto
contorto (pasticcio, «pastiss») di cunicoli e stanze da
combattimento che Emanuele Filiberto di Savoia fece scavare tra il
1572 e il 1574 per proteggere il fossato sud della Cittadella Militare.
Sono stati recuperati i locali di due antiche
cannoniere, risanati alcuni padiglioni che ospitavano i soldati,
ripristinati i camini di areazione, passaggi e scale di collegamento,
feritoie da sparo. Tutto sotto terra. Siamo fra via
Papacino, corso Galileo Ferraris, corso Vittorio Emanuele. Il
sistema di gallerie si estende per centinaia di metri, simile agli altri
tunnel del Museo Pietro Micca; esemplare unico è la
casamatta sotterranea del Pastiss, rimasta sepolta per secoli fra le
fondamenta dei palazzi di corso Matteotti.
Nella rete della Cittadella. Sino a tutto il XVIII secolo
l’esercito sabaudo ebbe il suo quartier generale nella Cittadella
Militare dell’attuale corso Siccardi. Era una piazza d’armi
imponente, cinta da mura, dotata di opere accessorie che si
estendevano fino a corso Inghilterra, via Juvarra, corso Vittorio
Emanuele, corso Re Umberto. La difesa della Cittadella si avvaleva di
numerosi tunnel in partenza sotto le mura, diretti verso le
campagne. Presso i principali bastioni partivano lunghe gallerie a 13-14
metri di profondità: ciascuna superava il grande fossato,
oltrepassava le opere avanzate, terminava in aperta campagna con un
grappolo di «fornelli da mina» pronti ad esplodere per colpire gli
eserciti assedianti. Si parlava di gallerie «capitali
basse», per distinguere le capitali «alte» che al di là del fossato
correvano 6 metri più su, collegate al tunnel inferiore per mezzo di una
scala. Dalle gallerie capitali si staccavano diversi
rami minori, ciascuno attrezzato per saltare in aria all’improvviso.
In tutto 14 chilometri di tunnel.
Il complesso di gallerie collegate all’attuale Museo Pietro Micca,
in via Guicciardini, individua due gallerie «capitali» della Cittadella:
quella che del bastione detto «del Soccorso» dirigeva
verso ovest (visitabile) e quella che dal bastione San Maurizio si
protendeva verso nord-est (chiusa al pubblico). Il complesso che sta
emergendo sotto corso Matteotti individua una terza
galleria capitale, che dal bastione San Lazzaro muoveva verso la
campagna in direzione sud.
Fortezza sotterranea. La casamatta del Pastiss integrava a
difendeva il sistema delle gallerie in direzione sud. Aveva 7 cannoniere
puntate verso il fossato di protezione della Cittadella:
teneva sotto tiro i soldati nemici che avessero tentato di spingersi
fino ai piedi del bastione, penetrando nel fosso. Le feritoie da sparo
del Pastiss si affacciavano nel fossato come ultimo
micidiale strumento di difesa.
A protezione dei cannoni sotterranei la casamatta era munita di
doppie mura con intercapedine («muri genimini»). Il contorno del
complesso sotterraneo appariva curviforme e anche il suo interno
aveva andamento «a biscia»: seguiva su due piani le curve della
fortezza, dotato di sistemi di chiusura capaci di paralizzare in
«compartimenti stagni» il nemico che fosse riuscito a penetrare.
Il Pastiss costò moltissimo denaro e non fu mai utilizzato in
combattimento. Si pensa (ma non ci sono informazioni precise) che
l’utilità del forte a un certo punto venne meno, stante la
trasformazione delle tecniche di guerra. Nei progetti di Emanuele
Filiberto, che considerava la Cittadella «la più preziosa gioia del mio
tesoro», ci sarebbe stata la costruzione di fortini
identici al Pastiss davanti agli altri bastioni della Cittadella ma
questo sogno del Duca fu abbandonato dai successori, che preferirono
potenziare altri elementi del complesso militare.
Nelle gallerie. Bisogna scendere nel tunnel con gli
archeologici per rendersi conto della portata dei ritrovamenti sotto
corso Matteotti. È affascinante (speriamo davvero che il complesso
possa essere presto aperto al pubblico) farsi guidare da chi conosce
le gallerie per averle studiate e cercate a lungo, svuotate dalla terra
metro dopo metro a partire dagli anni Settanta,
inizialmente sotto la guida del compianto generale Guido Amoretti.
Per molti anni gli scavatori volontari (qui tutto è opera di volontari,
che hanno rimosso tonnellate di terra con secchi e
carriole) sono stati coordinati da Piergiuseppe Menietti, studioso
di fortificazioni e titolare, manco a dirlo, di un negozio di articoli…
da cantina. Oggi il testimone è in mano al direttore del
Museo Pietro Micca gen. Sebastiano Ponso e al presidente
dell’Associazione Mario Reviglio; gli scavi sono coordinati
dall’archeologo Fabrizio Zannoni; le opere di risanamento e messa in
sicurezza
con fondi del Governo (133 mila euro) sono state curate nell’autunno
2014 dalla ditta Bellio su progetto dall’arch. Roberto Nivolo e Sonia
Bigando.
Per ora ci si cala nel complesso del Pastiss da un tombino di via
Papacino, scala a chiocciola. I padiglioni della fortezza e le gallerie
appaiono in ottimo stato, muri sani, terreno asciutto. I
cunicoli che dal Pastiss puntano verso corso Vittorio Emanuele hanno
volte a botte, tranne uno a sesto acuto; sono rivestiti di mattone,
qualcuno realizzato con materiale di riciclo (500 a.C.),
si notano grosse formelle di epoca romana. I lunghissimi tunnel
rettilinei sono finalmente dotati di illuminazione; si perdono in
lontananza, incrociano gallerie minori, si dividono in
diramazioni, incontrano di tanto in tanto le fondamenta in cemento
di grossi caseggiati costruiti a fine Ottocento, e che hanno danneggiato
irrimediabilmente una parte di questa città
sotterranea.
Dove la galleria capitale «bassa»
superava il grande fossato affiancandosi
alla capitale «alta» ci si imbatte in una importante «esclusiva» del
complesso di corso Matteotti: appare intatta, sana e percorribile la
scala di collegamento fra i due tunnel, identica a quella
che Pietro Micca fece esplodere nella zona di Porta Susa per fermare
i soldati francesi nel 1706. Se quella del martirio di Pietro Micca
porta i segni dell’esplosione, quella gemella di corso
Matteotti è un documento perfettamente conservato.
Cosa manca. È in fase di autorizzazione da parte del Comune
di Torino la realizzazione di una regolare scala d’accesso per i
visitatori, in via Papacino angolo corso Matteotti. Il progetto
è stato predisposto dagli architetti Nivolo e Bigando con la
collaborazione di Marta Pittatore: prevede un padiglione di vetro, la
scala e un ascensore per i disabili. Il percorso sotterraneo è
illuminato e quasi pronto, l’esperienza gestionale del Museo Pietro
Micca è riconosciuta e a disposizione della città; dopo 40 anni di scavi
mancherebbe davvero pochissimo per alzare il sipario
su questo tesoro sotterraneo. Essenzialmente, si cerca il denaro:
200 mila euro.
Non è detto, purtroppo, che il taglio del nastro sia dietro
l’angolo. Il lavoro degli archeologi volontari nella città sotterranea
si è svolto fino ad oggi con passione, molta fatica e
perseveranza, scarso riscontro di finanziamenti pubblici e privati.
Questa volta arriveranno? C’è da sperarlo. Anche perché nei pressi del
Pastiss sorge un ulteriore tesoro sotterraneo della
vecchia Cittadella ed è già stato parzialmente recuperato, pronto a
integrare il percorso di visita: l’antico pozzo a doppia elica per
l’abbeveraggio dei cavalli, simile al pozzo di San Patrizio,
attende i turisti nel giardino della scuola Ricardi di Netro, via
Valfrè, dietro alla Caserma Pietro Micca.
Nel seguente video troverete la storia e le immagini del Pastiss, i cunicoli fatti scavare da Emanuele Filiberto di Savoia nel XVI secolo.
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